Cattolici e no…
Lasciamo da parte le reazioni squinternate di politici isterici o, soprattutto, scaltri e interessati. Andiamo al concreto delle cose e affidiamoci a discorsi responsabili. Mi riferisco alla decisione di un gruppo di intellettuali cattolici di accogliere l’invito a entrare come indipendenti nelle liste elettorali del PCI. Un fatto che non solo merita immediata attenzione ma che racchiude imprevedibili sviluppi per la situazione in generale. Ebbene, mentre non starei molto a meravigliarmi per gli “anatemi” proposti dalla gerarchia ecclesiastica (dandoli come un dato conseguente a un rapporto Stato-Chiesa anomalo, corroso, equivoco e insostenibile) cercherei di badare alla grossa novità di questa operazione in atto.
Ma è utile fare anche una seconda premessa, con considerazioni ovvie e tuttavia mai inutili a ripetere e a ricordare: 1) i trent’anni di governo democristiani sono da annoverare fra i più vergognosi della storia d’Italia; 2) quasi tutti gli uomini di questi governi sono da annoverare fra i più squallidi facitori di guai che abbiano infestato l’Italia: 3) anche i così detti cavalli di razza (come sono stati più volte definiti da una stampa servile o bietolona alcuni capi DC) non sono che ciucci di campagna inveleniti da odio settario e prepotenti; 4) se nonostante lo scempio compiuto l’Italia ha retto sia pure imbarcando acqua, è segno che il popolo ha vigore di propositi e forza nelle idee tali da reagire agli attacchi, alle delusioni, alle violenze programmate e criminali; 5) ne consegue che, quanto prima si riuscirà a scaraventare a mare la brodaglia dei faziosi senza dignità, dei mestatori, degli speculatori, degli arroganti che hanno massacrato l’Italia, tanto meglio sarà per la nostra vita di ogni giorno e per la sana e giusta gestione dello vita sociale. Sicché a chi lavora sia tolta un po’ della fatica e aggiunto finalmente il riscontro della pubblica onestà: e ai giovani che cominciano siano offerti esempi di serietà istituzionale e di dignità e correttezza amministrativa, in modo da essere sollecitati a entrare in campo, a collaborare e a battersi invece di vergognarsi di vivere a causa degli scempi “ufficiali” che accadono intorno.
Dunque: cattolici militanti e autorevoli che entrano nelle liste del PCI e d’altra parte la faccia che gronda morchia di una DC squalificata e degradata; da queste due constatazioni dobbiamo ricordare come sia “sostanziale” distinguere (in ogni modo, anche in ordine al dibattito politico) fra cattolici e Democrazia Cristiana. Questa è un polentone politico impigrito pletorico sconnesso, addentato da mille bocche affamate: i cattolici che dissentono dagli atti ufficiali della loro gerarchia e si inquietano, cercano, si battono sono una parte viva e attiva della nostra società e un elemento insostituibile di progresso. Chi ha seguito i momenti e le varie vicende delle analisi cattoliche nel dopoguerra, i dibattiti, gli scontri teorici e pratici, le infinite amarezze e le autentiche persecuzioni di stampo medievale (quelle che incidono più sulle coscienze che sulla carne) non può non condividere la soddisfazione che è culturale ed è politica nel vedere compiersi questa confluenza che apre alla vita sociale italiana una prospettiva di interesse e di novità; e che comunque pone l’operazione in atto in una posizione originale e molto avanzata nel dibattito politico-culturale europeo.
Nella situazione francese, ingiallita nei fronzoli isterici di un nazionalismo senza prospettive e perciò assestato sul “futuribile” in apparenza tecnologico ma nella sostanza avventato, i cattolici sembrano dispersi in più fiati o in più voci, nonostante i riverberi di tensioni culturali tese e sofisticate ma che si alimentano soprattutto del “passato”. Nella situazione tedesca la grossolana e violenta ragion di stato senza fronzoli, propone modelli di soddisfazione sociale esclusivamente legati al vento di mercato – e i cattolici, per lo più, sembrano uomini di spada soddisfatti della spada. Nella situazione italiana, apparentemente caotica e contraddittoria (certo resa più caotica e contraddittoria dalle descrizioni interessate dei mass-media che in ogni modo diffondono e perpetuano il racconto interessato di un paese nel caos, sul baratro oppure vicino ad esso o prossimo a cadervi, ecc.); nella situazione italiana si aprono momenti o punti di innovazioni e verifiche faticose, dense nella problematicità ma tutte aperte a un futuro diverso che ci è vicino – se sapremo conquistarcelo con l’attenzione rigorosa alle cose, ai fatti e alle idee – e si propongono come un modello negli anni a venire.
Scrive COM-Nuovi Tempi, il giornale dei cristiani per il socialismo: Come voteranno i cattolici? 1. Dopo trent’anni la DC entra in una crisi di fondo: incapacità di governare, corruzione, incapacità di rinnovarsi, natura conservatrice della DC, crisi del mondo cattolico, in mancanza di controllo democratico e di apertura ai problemi della società sono innumerevoli gli abusi… Il “mondo cattolico” è da anni investito da una crisi profonda; dopo papa Giovanni e il Concilio si è sviluppata una coscienza più aperta e più libera della fede: bisogna continuare ad approfondire questo processo di rinnovamento.
Un processo che ha radici lontane e riempie di consenso per la durezza delle difficoltà incontrate e per la continuità nelle azioni e nelle riflessioni. Per una esemplificazione scelgo alcune righe a pag. 282 del libro di Pietro Scoppola su “Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia” edito anni fa dal Mulino: “Perché siamo socialisti e cristiani” è il titolo significativo di un opuscolo uscito anonimo nel settembre del 1908 “a cura, si legge nel sottotitolo, dei socialisti cristiani di Roma” e a pag. 280: “…le aspirazioni di alcuni giovani che, nella Lega democratica nazionale, patrocinavano un più coraggioso orientamento socialista ed un più stretto legame tra il movimento di rinnovamento politico e di riforma religiosa ecc”.
Dunque in questi giorni non accadono episodi contingenti ma vengono a maturazione i semi sparsi anni addietro in situazioni difficili, tristissime, laceranti. Ha scritto Giuseppe Alberigo sul Corriere della Sera a proposito di queste candidature: “Occorre anche storicizzare queste candidature, situandole nel contesto degli anni che stiamo vivendo. Cioè esse non sono comprensibili se non alla luce di alcuni fatti nodali che le precedono e le preparano”. È verissimo. Così tornano le voci di tanti, soprattutto degli ultimi a noi più vicini: don Mazzolari e il suo giornaletto Adesso, la rivista Il Gallo, la rivista Testimonianze, don Milani, L’Isolotto, Don Franzoni, i gruppi romani che hanno operato fra i baraccati e poi l’ampio contesto dei cattolici di base. Ciascuno di questi procedeva e procede senza rinunciare ma senza rifiutare: e questa era (è) la novità – per la prima volta. La religione non diventava fazione ma una volontà di giustizia che operava; questa volontà di giustizia era ricerca della verità di questa giustizia quindi ricerca degli altri. È ovvio che permanevano le diversificazioni teoriche col materialismo e col laicismo; ma servivano per essere chiarite; servivano come stimolo di riflessione anche a noi. Appariva comunque come una conclusione da raggiungere quella della abolizione del settarismo tragico o acerbo – da sant’Uffizio, in ogni direzione. Questa confluenza chiude un lungo processo di avvicinamento e apre un momento di eccezionale interesse per la nostra società: preparato, anche con contrasti, dal dibattito interno del PCI. Lavorare e far politica insieme, in questo modo, significa mettere in moto l’attività e il rigore potenziale della base affossando le vecchie cariatidi di vertice che sono la vergogna italiana; significa sbloccare la situazione politica da ogni arcaica faziosità teologica (da ambo le parti); significa non discriminare ma partecipare. Lavorare è progettare, realizzare, alimentare i fatti con le idee; e sappiamo tutti quanto bisogno ci sia di questa responsabile unità di propositi e di sforzi. Per chi ha sul serio a cuore la verità delle cose e l’altro rovescio del mondo.
“Chi comunica che cosa e come”, l’Unità, venerdì 28 maggio 1976.
Informazioni aggiuntive
- Tipologia di testo: articoli su quotidiani, settimanali e mensili
- Testata: l’Unità
- Anno di pubblicazione: venerdì 28 maggio 1976