Commemorazione e diario
Vivo in città e
amo la citta detesto la campagna. Giovane,
vivevo in campagna
amavo la campagna detestavo la città.
Non essendo giovane adesso, posso ricordare con qualche umore
gli odorosi silenzi e il verdefumo dolente e frusciante
della canapa adolescente
poi il puzzo dentro a uno sciamare di velocissime mosche e tafani
della canapa adulta buttata nell’acqua immobile nera dei maceri.
Di quel tempo mi par di ricordare, anche,
nelle sere d’agosto dentro la confusione di grilli rane
d’aver visto lucciole volare.
Bologna con le sue luci lontane si vedeva bene da qui a là
di sera.
Adesso la campagna è scomparsa
è nastro d’asfalto incrocio di pianura
senz’alberi e senza voli non un suono di uomo o di donna
cose morte che cadono, arrugginite negli angoli,
al tempo delle grandi gelate di Salimbene.
La città invece è viva, oh come è viva è ben viva
freme fermenta si dispera sprona si adopera si divincola urla
pregna di nove mesi o nove secoli deve partorire cose nuove. Può
sembrare anche immonda, desolata, stracciata, vilipesa
la testa nel mare di nebbie che nascondono e
affondano quel cielo
così lontano. È un cuore vuoto? Eppure…
è la fantasia del futuro, la caramella da succhiare
nei giorni di lungo vento
è una ordinata simmetria di speranze tutte da inventare
profumi da esalare, silenzi che irridono da riconquistare.
Con i suoi alberelli di plastica lucida
toccati dal primo scroscio fresco di settembre
la città ogni giorno s’adegua e sorprende
prepara i suoi arditi arcobaleni le sue irrefrenabili risate
solleva adagio le sue meraviglie
sprona al traguardo
scaglia nello spazio il sonno gonfio di luci.
Inseguita e umiliata
affila armi prima della vita nova.
Ricompenserà allora i suoi fedeli
rimasti intrepidi dentro alle sue devastate ferite.
Le città dei poeti, Bologna
Informazioni aggiuntive
- Tipologia di testo: poesie pubblicate in quotidiani o riviste
- Testata: Le città dei poeti