Una nuova Resistenza
L’Ulisse, l’astuto ladrone, l’avido inseguitore di onde, il persecutore dei mitissimi ciclopi mangiatori di api, ma anche il primo sottile manipolatore di parole e di sofismi verbali della storia (filologo, linguista; il suo nascondersi dietro nessuno – paravento di carta che resiste alle montagne – è un’invenzione infernale e sublime), arriva all’isola dei Feaci. È zavorrato come un re a tavola da Alcinoo e dalla splendida Nausicaa; ma a metà del banchetto trancia una parte succulenta di porco e prega di portarla a Demodoco, perché “pur essendo in mezzo a un mare di guai, gli voglio mostrare la mia gratitudine, dato che presso tutti gli uomini, qui sulla terra, i cantori hanno diritto all’onore e al rispetto”. E quando, finito il banchetto, Demodoco arriva e comincia a cantare le grandi vicende della guerra e di Troia, Ulisse si scioglie e si strugge in lacrime ampie che gli bagnano le guance.
Ulisse piange ascoltando cantare il passato che l’opprime, appena un poco quietato dal conforto del presente. Adesso siamo a New York, gennaio 1969. Jim Morrison incontra Fred Myrow, un giovane notissimo compositore di musica classica, e gli confessa una crescente insoddisfazione, meglio, un crescente malessere direttamente proporzionale al progressivo successo che lui e i Doors stavano riscuotendo: “È un anno che sono prigioniero di questa routine, non riesco a trovare la strada di una nuova, vera creatività… Per ora riesco solo a fare e rifare sempre queste cose”. Le stesse cose.
Morrison quasi piange riflettendo sul presente che l’opprime; e si quieta un poco solo pensando al futuro come salvezza.
Ulisse, Morrison. Ulisse cerca un momento di conforto agganciandosi alla corda del passato, che gli crea forti emozioni e aspre speranze; Morrison, ferocemente oppresso, spera solo di poter risalire l’ardua parete del mondo. L’uno attende di toccare una spiaggia, l’altro il masso in salita che può anche tagliare le dita.
Morrison non vuole ascoltare le voci che già conosce, per lui non c’è un fuoco acceso che induca alla tenerezza violenta e miracolosa della memoria; tende soltanto con convinta disperazione al futuro, balzando via dalla barca del presente. Un futuro quale che sia? Sì, purché diverso e frantumato, tutto da ricomporre.
Eccoci dunque arrivati dentro al mondo dei suoni (urlare con le parole senza rumore), riproponendo l’indispensabile domanda che offende tanti: oggi, una vera canzone (libera di sé e non condizionata) deve stendere miele sopra la polvere del passato o deve rincorrere l’intrepida fatica della ricerca e angustiarsi nell’incertezza del futuro? Ridando per quanto è possibile dignità e senso al bisogno di sprofondare nei gorghi, sempre più giù, aguzzando gli occhi e allungando le mani verso incerte avventure preziose, probabili scoperte che innovano?
Si fa una sola volta il viaggio, vero unico e indispensabile, a piedi o per mare, dalle mura di Troia a Itaca, non per trovare riposo ma per ritrovare intera la propria vita. Se invece i viaggi sono ripetuti diventano turistici, polvere ironica del tempo, pittura di facciata, questua trasandata di un minuto di tempo.
In questi trasferimenti appena da Alpitour, allora, i leoni si trasformano in personaggi di teatro, in modeste gazzelle aggraziate dolenti impaurite; messaggeri di una noia privata o di un privato sgomento, da alleviare sulla spiaggia bagnata da un qualche sole africano.
Sembra ancora una volta non discutibile la conclusione, a questo proposito, che non c’è mai da cercare in modo disperso, vale a dire qua e là, a destra o a sinistra, nella vita – nel corso della nostra vita. C’è invece da pescare molto e a lungo nel profondo, andando giù diretti intransigenti e con costanza voluta. Non perdersi, non disperdersi, non divagare, ma immergersi.
Anche oggi molti giovani possono affermare e comunicare, divulgare, ben convinti nella ricerca: “Noi abbiamo tutto quello che ci serve: il rispetto dei nostri fratelli e la nostra musica”.
Tanto più che, come folgorante anticipo di questa deduzione esistenziale, e a previsione di questa disposizione operativa, basterebbe ricordare il brevissimo testo, una poesia, lasciato inedito da Jim Morrison e ritrovato dopo la morte:
Down
down
giù
giù
giù
giù
giù profondo molto
i ragazzi delle caverne
faranno splendere
il loro fuoco occulto.
È il momento di decidere – domani nessuno sarà salvo, dicono. Su quel fuoco occulto è urgente puntare ancora una volta il futuro del mondo, la sua resistenza all’ultima rovina; e intanto partecipiamo a questa insistenza di scavo, non lasciandoci sgomentare.
Sempre ripetendoci i problemi operativi da sciogliere o da inventare: una canzone (rock, punk, o altra canzone che sia di liberazione e non di convenzione) è una lingua cantata o non piuttosto una lingua suonata? Voce che insegue piuttosto che voce che dice? Segnali buttati con passione celata o con appassionata furia di disprezzo (per il mondo) dentro al suono, piuttosto che onde di suoni uscenti da una gola che li rilancia e li dilegua?
Una buona pronta risposta, dentro al vento che soffia polvere negli occhi e tenderebbe ad accecare, sembrerebbe convincente e riassumibile in questi termini, camminando sui testi riscontrabili:
Nel buio di questa era / non abbiamo niente da perdere / non è tardi per ricominciare.
Dobbiamo combattere per rimanere in piedi / è il momento di decidere / nessuno domani sarà salvo. Il futuro è nella lotta / Gloria o morte a voi / non vi darete vinti mai. È in atto un rispetto disperato per il presente da confrontare, come nemico coperto di vermi ma anche come un sole piccolo e pronto da lavare nell’acqua di una dura speranza: “non potranno comprare la rabbia che sale ed esplode nelle strade / quella è pulita come la nostra vita”.
Constatiamo di nuovo la forza istantanea della canzone reale, altro che disimpegno giovanile. Le lacrime lasciamole a Ulisse, viandante stanco di uccidere, che deve solo ricordare.
Alcuni riferimenti discografici diretti
Linea: Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo!
Prodotto da Paris-Texas. Distribuito da Helter Skelter, Roma.
Fax 06/346429348.
Articolo 31: Strade di città
Prodotto da Franco Godi per Best Sound. Distribuito da Flying Records Srl, Napoli. Fax 081/7628279.
“Molte cose sono cambiate, abbiamo visto la nostra musica evolversi ad uno stato più consapevole, più vicino a quello che realmente sentiamo e vogliamo esprimere, uno stato non ancora definitivo ma che cresce, si trasforma e migliora nutrito dalla stessa scossa vitale positiva che ci spinse a iniziare tutto”.
Klasse Kriminale: I ragazzi sono innocenti
Prodotto da Twins, Casella postale 804, Como 22100.
“Per la prima volta, con la nascita del Punk, un genere musicale ha prodotto uno scambio di informazioni così capillare superando distanze e diffondendosi in popoli così diversi e lontani”.
Ariadigolpe: Una nuova Resistenza
Prodotto da Helter Skelter, Roma. Fax 06/44233348.
“Fratelli, fratelli, non si può stare tranquilli / teniamo gli occhi aperti ci sono i colonnelli”.
Otr (Otierre): Quel sapore particolare
Prodotto da Century Vox Records, Bologna. Fax 051/521157.
“Chi tu sei dai dì? L’unica l’unica amabile mobile abile mitica T dall’Olimpo di Varese l’Olimpo sono qui per combattere abbattere fottere sai chi?”.
Frankie Hi-Nrg Mc: Potere alla parola
Roma, Bmg Ariola.
Korto circuito: Storia italiana
Distribuito da Flying Records Srl, Napoli. Fax 081/7628279.
“Questo disco è dedicato a tutte le persone che, pur essendo consapevoli di vivere in una situazione di degrado assoluto, continuano ad accettare compromessi con questo sporco sistema”.
Sciacalli: It’s a… love in!
Write for Sciacalli Fan Club, c/o Riccardo Scannapicco, Casella postale 1283, Bologna 40100.
Sottotono: La mia coccinella
(Mondopop/Emi Music Publishing)
Sotterranei italiani
Rti Music Srl, Cologno Monzese (Milano). Distribuito da Cdg Spa, Milano.
Articolo 31: Voglio una lurida
BestSound, Via Bertini 13, Milano 20154. Fax 01/33 i 04749.
Rapida annotazione
Per “Emergenzarock”, il festival più allargato e quindi più completo di musica dal vivo, e di musica giovanile, organizzato in Italia – fine di gennaio, prima settimana di febbraio – e distribuito su otto piazze, otto città diverse, solo a Bologna si sono presentati settanta gruppi. Grinta e rabbia, poi una graffiante tenerezza di ricerca; molta voglia di continuare a coprire il mondo di suoni ma soprattutto di parole. La canzone che si confronta con il mondo; o, se si vuole, con il proprio mondo. I giovani giovani, più sono arrabbiati più cercano di lustrare la rabbia dentro al suono che gratta, e dentro alla parola che non ha smesso di urlare ma vuole cominciare a dire, a comunicare, spaccando il silenzio. Questa è solo un’informazione, per indicare come il campo sia frequentato. Invece i riferimenti inseriti nel testo sono stati ricavati da lp di gruppi che hanno già dato prove ripetute.
EnnErre, n. 2, I, 1995 (poi in Il timone 2, 2008).
Informazioni aggiuntive
- Tipologia di testo: saggi critici
- Testata: EnnErre (poi in Il timone 2, 2008)
- Anno di pubblicazione: n. 2, I, 1995