La signora di Bologna
Mi accarezza la mano,
legge adagio il futuro
È seduta sul vuoto
Con il pollice striscia
la linea della mia vita
e brucia il mio passato
Ha lunghe dita magre
e ha trecento mattini
da riempire di favole
Poi cammina leggera
mentre la nebbia gialla
cade nella pianura
Ma che città è mai questa?
improvvisamente so
che il ricordo non basta
Siamo ormai nel duemila,
è un deserto la notte
alberi in fila
È il sogno di un’avventura
un’avventura sognata
nel buio di questa sera
Mi fermo a fantasticare
il fumo come un dannato
mi lecco le ferite;
lei mi può cancellare
o mi può richiamare
con due sole parole
Cosa potrei lasciarle
se lei mi lascerà?
Restano antiche paure
È ferma nella piazza
vola con i piccioni
è ferita dal sole
Sono verdissimi gli occhi
che s’aprono in un sorriso,
li corregge con la matita
Poi un giorno è partita,
ha rubato il marito
alla sua migliore amica
Dopo mesi è tornata
il marito è distrutto
l’amica è disperata
Come in una storia antica
mi ha cercato e chiamato,
non sono tornato
Il verde che strisciava
sulla linea della mano
non è quello di prima
L’età dell’automobile
gettona tutti i miti
nei chioschi di benzina
Informazioni aggiuntive
- Tipologia di testo: testi di canzoni
- Anno: 1976
- Stato: inedita
- Interpreti: Lucio Dalla