La signora di Bologna

 

Mi accarezza la mano,

legge adagio il futuro

È seduta sul vuoto

 

Con il pollice striscia

la linea della mia vita

e brucia il mio passato

 

Ha lunghe dita magre

e ha trecento mattini

da riempire di favole

 

Poi cammina leggera

mentre la nebbia gialla

cade nella pianura

 

Ma che città è mai questa?

improvvisamente so

che il ricordo non basta

 

Siamo ormai nel duemila,

è un deserto la notte

alberi in fila

 

È il sogno di un’avventura

un’avventura sognata

nel buio di questa sera

 

Mi fermo a fantasticare

il fumo come un dannato

mi lecco le ferite;

 

lei mi può cancellare

o mi può richiamare

con due sole parole

 

Cosa potrei lasciarle

se lei mi lascerà?

Restano antiche paure

 

È ferma nella piazza

vola con i piccioni

è ferita dal sole

 

Sono verdissimi gli occhi

che s’aprono in un sorriso,

li corregge con la matita

 

Poi un giorno è partita,

ha rubato il marito

alla sua migliore amica

 

Dopo mesi è tornata

il marito è distrutto

l’amica è disperata

 

Come in una storia antica

mi ha cercato e chiamato,

non sono tornato

 

Il verde che strisciava

sulla linea della mano

non è quello di prima

 

L’età dell’automobile

gettona tutti i miti

nei chioschi di benzina

 

 

 

 

Informazioni aggiuntive

  • Tipologia di testo: testi di canzoni
  • Anno: 1976
  • Stato: inedita
  • Interpreti: Lucio Dalla
Letto 8247 volte Ultima modifica il Martedì, 19 Marzo 2013 17:22
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