Il soffio della spada sulla pianura di Ilio
Poi c’era la solitudine intorno che nuotava veloce.
L’uomo chiamato Theodor ascolta le cose quindi
le dimentica in fretta, laggiù dove c’era una nuvola nera
adesso il vetro del cielo insegue l’estate sui monti
e l’uomo che ascolta la sera venire
non può essere giovane ancora. Non può essere giovane. È un vecchio.
L’altra parte del bosco è stata colpita dal fulmine
l’incenerimento delle foglie uno spettacolo
da non perdere
il mondo si orba della luce le stagioni si sovrappongono
intanto Theodor taglia il pane sul tavolo con molta amarezza.
Che poesie scrivo (pensa) con le frontiere assediate?
Le spiagge insanguinate a non più di cento chilometri
questi nuovi cieli che hanno perduto la luce
e l’ultima strada consentita al branco di pellegrini
conduce a un mare sporco di legno che uccide le onde.
Che muse trafiggere con la freccia bagnata nel fiele di un
lupo impazzito?
***
Forti correnti di venti dell’est trascinano nuvole rosseggianti
verso distese con ghiacci immobili silenziosi (come viandanti
di pietra)
e lì si riflettono le ore trapassate i voli
della speranza e l’ombra degli uomini che bevono i vini micidiali.
Ciò che era terra non più. Notte dov’era giorno.
***
Il soffio della spada sulla pianura di Ilio.
Attendere senza speranza non è destino per l’uomo
perché ho visto molte volte che la storia
ricomincia da capo o non ha soluzione.
***
L’uomo può mordere l’ultima mela
senza attesa di morte nel paradiso perduto?
Nel confronto l’esistente siede
sulla polvere dell’esistito e
l’ombra dell’esistito rende giganti le formiche.
***
Il sangue diventa oro se guardo dall’alto la terra
con la schiena di un orizzonte di confine
delirio di colori
nel silenzio che ha paura della notte.
***
Ricordi le passeggiate per i viali d’inverno?
Solo dopo aver vissuto molto
sono diventato giovane.
Devo liberare la mente
dai pensieri che avevo appena ieri
stamattina
devo diventare non la casa della follia ma la casa buona della collina
disabitata per l’inverno
franata dentro le ali del gelo che non suona alla porta.
***
Questa è l’alba della mia memoria.
***
Due grandi ricordi della vita che corre sopra e sotto di me
di loro. Cinema e memoria. Viscere infrante.
È scritto: la più raffinata razionalità tecnica e
culturale può essere anche il più alto
livello di barbarie.
Un possibile ritorno sarà il mio nel giardino delle rose?
***
Questi silenzi spezzati quante inutili attese
speranze speranze nuove speranze protese
come il deltaplano in volo sull’orlo del cratere
prima di arrampicarsi per rompere il cielo con un coltello.
Informazioni aggiuntive
- Tipologia di testo: poesie in altre pubblicazioni
- Testata: Il Guerriero e l’Argonauta, di Pierdaniele La Rocca
- Editore: I Quaderni del Circolo degli artisti
- Anno di pubblicazione: 1998