Così concreto era il mondo e lì stava
Era agosto pioveva la neve
prati non verdi erano
l’estate è finita.
Il verde come è verde
intorno alle case dello sterminio ai paesi di pietra erti sui
monti
il bosco come è bosco
una volta bruciato e ritrovato
quanti nuovi uccelli
sorvolano il letamaio un tempo brulicante di vespe
davanti alla casa in rovina.
Gli alberi giocano con la morte
trovo qui in rovina la giostra dell’infanzia
gettassi una bomba potrei bruciare il mondo
polvere e oro i suoi musei di cera
frammenti di osso il cuore dei guerrieri corazzati
il pellicano coperto di petrolio mille volte in televisione
anch’io danzo la mia danza macabra fra il petrolio.
La città brucia il fiume brucia questo è bello
il rosso sfuocato in giallo
copre tutto non lascia scampo
ti uccido uomo dice non ti lascio fuggire
fino a che non sei cenere ti bracco
cenere come i libri delle biblioteche appena bruciate.
Anche questo è bello da registrare
i morti al mercato in quella città lontana il pianto
di gente disperata
(per favore mi passi il vino)
guarda quel bambino morto da vicino
assomiglia al figlio di Enrichetta
(la verdura è scotta passami l’olio in fretta)
a proposito ho comprato una nuova motocicletta
(ti prego Monica mangia con la forchetta
le bambine devono essere bene educate)
guarda guarda quel sangue tutto quel sangue
sembra un quadro di Bacon.
È già passata l’estate.
l’incantiere, anno IX, n. 35-36 dicembre 1995
(Alla digitalizzazione di questo articolo hanno collaborato Giacomo Baldi e Samuele Fantini Veneziano)
Informazioni aggiuntive
- Tipologia di testo: poesie pubblicate in quotidiani o riviste
- Testata: l’incantiere
- Anno di pubblicazione: anno IX, n. 35-36 dicembre 1995