La gentile signora

Con la nebbia mi acconcio

con la nebbia mi devo sposare

quando la nebbia cala

le bocche smettono di sparare –

così la guerra mi ha preso

la guerra giuro è un brutto affare –

con la guerra gli uomini

cadono sono foglie

al lume di una luna

resta solo la moglie

nella casa sul fiume

senza più l’occasione d’aspettare

 

 

il male è male

la morte arriva in carrozza

una volta e da sola –

apre una porta niente accade più

che non doveva accadere

i cannoni sono ceri appena accesi

la vita è la serpe nel paniere

il destino è ancora tutto da vedere

 

 

plotone grida il capitano

primo plotone all’assalto

con un balzo il plotone son io

cavalco la paura

tremano le mani

i piedi sono calce dura

dico alla vita addio

è sudato il fucile

il giorno è d’aprile –

nell’aria azzurrissima buona

la voce risuona

grido spavaldo

che ci manda all’assalto

 

 

la guerra è un inferno buono

per chi non ha paura d’arrostire –

non conosce inverno

vento si muove appena

soldato può se vuole

invitare a pranzo o a cena

perfino il colonnello –

cosa di più bello della guerra?

lì non si rischia mai di morire

e se una volta è capitato

mai più potrà avvenire

 

 

tempo della guerra

la primavera sta lontana

i fiori sono scomparsi

anche l’acqua della fontana

con il colore del sangue

ha sapore di fango

non toglie la sete

neanche al soldato impigliato

nella rete di un destino

da cane

 

 

come conseguenza dell’azione

venti soldati

sono rimasti in mezzo al campo

in tutto sono uguali

ai tronchi di pioppo

della pianura

scuri nudi fiammanti

scaraventati al destino

da un fulmine di guerra pellegrino

 

 

la giornata non era buona

anzi era nata male

fino dalle prime ore

prometteva temporale –

per la sorte del plotone

il destino si stravolgeva

pochi minuti ancora

poi per sorte quasi certa

lì spaccati in mezzo all’erba

nessuno che li piangeva –

l’emozione era forte

perché si andava alla morte

 

 

il capitano dice soldati

là ci sono indica con la mano i nemici

là soldati voi dovete andare –

ma io fra l’erba

vedo solo pecore pascolare –

c’è una luce in cielo

che sembra polvere di pane

in giro non passa nessuno

neanche un aeroplano –

un soldato con la mano

saluta una nuvola bianca

con la faccia del generale –

all’improvviso sputa il cannone

la mitraglia si è messa a parlare

la mano vola lontano

prima che la bocca

cominciasse a urlare

 

 

oggi la morte non è più morte

non ha niente da fare

la puttana ballando

alza la sottana

sulla spagna che odora

col diavolo si mette a rotolare –

per un giorno almeno

arrivata alla stazione

è scesa dal treno

non tormenta più il soldato

che resta a fumare sdraiato

 

 

sopra la tomba un fucile

sopra il fucile un elmetto

sopra l’elmetto ci metto una frase

che chiude la partita

la giornata è finita

ogni soldato crepato

come un gesù cristo sbarbato

nel legno conficcato –

volevo fare il corridore in motocicletta

il cecchino mi ha centrato sulla fronte sul

                                                                    cuore

a vent’anni era meglio morire d’amore

la voglia del mondo scende in cantina

il sole sembra un occhio bruciato

partenza con il treno

almeno siamo morti tutti insieme

chissà dove finiremo

 

 

[1945]

Informazioni aggiuntive

  • Tipologia di testo: poesie pubblicate in volume
  • Editore: Cridi Editrice (20 copie numerate)
  • Anno di pubblicazione: 14 novembre 1995
Letto 4403 volte Ultima modifica il Venerdì, 08 Marzo 2013 17:28