Un giorno a Bologna

Dice:«Nonostante tutto mi piace abbaiare sotto la luna; specie adesso che è al primo quarto ed è veramente una luna leopardiana, trasparente come un fiato.

Bene, ce ne sono capitate di cose, in queste settimane. Dentro alla città, fuori della città ma tali da coinvolgere in ogni modo la città. A segno ripetuto che il mondo intero è diventato ormai un solo paese e che niente sorprende più».

Simone:«Piccola filosofia da settimana enigmistica. Però è anche vero che dentro a un mondo così compresso basta niente per perdere il bandolo della matassa. Prendete Umberto Eco, che col suo romanzo ha perso, per il momento, il primo posto nella classifica delle vendite, soltanto perché il suo fior di editorone non gli ha ristampato per tempo il volume. Questi dirigenti di ferro, tutti statistiche e computer. Capita spesso che uno zolfanello gli brucia le dita».

Marco:«i politici sono spesso sciatti o sbadati, o anche fragili, come quei tali editori. Vagoni di treni, trainati».

Simone:«Per esempio, i loro discorsi, le parole, il loro modo di partecipare alla fine di Guttuso. Una morte in tutto e per tutto tristissima, settecentesca; con gli dei incupiti che riverberano grandi ombre itineranti sul capezzale del morente. Una morte da controriforma, tormentata da terribili dolori e terribili scrupoli. Una morte sottratta a se stessa».

Marco: «È vero, sul serio, che ciascuno deve vivere la propria morte; deve viverla come una scelta; come un dolore grande dentro al più grande dolore. Però non può sottrarla agli altri; non può nasconderla. Non può nascondersi».

Simone: «Tanto più quando per tutta la vita si è lavorato in pubblico, partecipando i propri risultati agli altri e non sottraendo neanche un attimo alla propria esibizione – che proponeva uno specchio del mondo ben chiaro. Con quelle immagini… Parrebbe a me, in questo caso, che si dovrebbero avere alcuni doveri non tanto di coerenza ma di chiarezza, di grande chiarezza. Mentre in questo caso lo spettacolo si è afflosciato dentro a quattro muri di un vecchio umido palazzo. E tutta l’epopea della vita, conclamata con le opere nel corso di anni e anni?».

Io: «Forse una conferma di quella che un tempo si chiamava la miseria dell’uomo – alla quale nessuno si sottrae? Vale a dire che ogni grandezza ha i piedi di creta e ogni personaggio frana al momento della resa dei conti. Perciò occorre giudicarli sempre, dentro al supposto fulgore, con ironia e con parecchio sospetto. Per non aspettarsi qualche esempio che serva, mentre non possono dare niente».

Marco: «Tu però ricordavi il breve testamento scritto, di Benedetto Croce…».

Io: «Un filosofo, per fortuna, e uno scrittore fra i maggiori. Lo ricordavo a sollievo dell’amarezza irritata. Una pagina straordinaria, stesa poco prima della morte, in cui diceva di aspettarla in piedi, perché in un ozio vile lei non l’avrebbe sorpreso. È questo alto coraggio che aiuta a vivere, molto più dei quadri/quadroni pieni di contraddizioni».

Simone: «E allora?».

Io: «Nulla. Morire non è facile, anzi è terribile. Ma neanche vivere è facile. Per la morte io credo solo, affidandomi ai sapienti, che bisogna prepararsi già durante la vita per non lasciarsi sorprendere dentro a uno spettacolo pietoso. Se uno vive da protagonista, sulla scena del mondo, suscitando e accettando gli applausi e le relative conseguenze, non può morire in solitudine se prima non si accomiata dal mondo. Non può lasciare a mediocri eredi l’incarico alto, l’esempio alto del commiato… Questa morte, invece, mi è stata sottratta dal protagonista stesso; che ha vissuto dimenticandola, o non conoscendola (per sé, intendo); e giunto al muro l’ha graffiato da solo, con le dita. Non era invece uno che già su questa terra voleva edificare il regno dei cieli?» (Cito da Heine, Fiaba invernale: «Wir wollen heir auf Erden schon/Das Himmelreich errichten».

 

 

Bologna: rivista mensile del Comune, n. 1-2, aprile-maggio 1987.

 

(Questo contributo è stato pubblicato con la collaborazione di Eugenio Chemello e Giovanni Gheriglio)

 

Informazioni aggiuntive

  • Tipologia di testo: articoli su riviste
  • Testata: Bologna: rivista mensile del Comune
  • Anno di pubblicazione: n. 1-2, aprile-maggio 1987
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