L’orto d’Eliseo, di Tonino Guerra

Continua il profilo del Marecchia che Tonino Guerra ha cominciato a disegnare con brividi di pazienza e occhi profondi quando ha concluso Il miele.

Partendo da lì, e man mano che procedeva in questo canto della memoria e della malinconia (che però non ha lacrime ma piuttosto i sorrisi anche amari e la speranza), Guerra ha teso a restringere e a definire il panorama del mondo – del suo mondo – quasi fosse una vera tornatura di campagna da arare e seminare per un giusto e faticato raccolto. Così la terra del Marecchia (la terra intorno al Marecchia) affiorava dal mare del tempo ancora umida di piccoli misteri, di riverberi di luce, di voci d’uomini e animali, di stravolte fantasie. E terra, cose, orme, voci, tutto scorreva lungo quel fiume.

In quest’opera, che si stringe in pugno ma ha il peso di un vaso antico appena cavato da un solco, in mezzo al verde, Tonino Guerra con una occhiata riduce tutto a un piccolo orto, a un uomo vecchio, a una piccola talpa. Ed è la guerra di Troia.

L’orto è subito una città assediata, il vecchio non è il re Priamo solo bagnato di saggezza e di anni ma Ulisse assai poco rassegnato, che non cerca neanche il sonno. E la talpa, oh la talpa è come uscita dalla fantasia di Ariosto o di Rabelais.

Passano giorni di sole e vento, notti di luna calma e respirante, indefinibili silenzi di acqua e della pianura, mezzogiorni di fuoco, ma la battaglia fra il vecchio e la talpa non si quieta. Tutto si storce in ironia, in poesia, in un movimento che ha il ritmo del vento che corre sull’erba. Si legge, si ascolta e si può dire che non si vorrebbe mai concludere, mai chiudere il libretto.

 

 

 

Informazioni aggiuntive

  • Tipologia di testo: prefazioni / postfazioni
  • Testata: L’orto d’Eliseo, di Tonino Guerra
  • Editore: Maggioli
  • Anno di pubblicazione: 1989
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