Dedicato
Nella casa piantata sopra il colle
ci fu un giorno in cui il tempo
cambiò il passo,
camminavano tutti un po’ in salita
in questa parte della città malconcia:
andatura montana, così lontana
dall’odore di mare.
Il sole era un po’ grigio,
non è dato andar via
senza lasciare cataclismi in atto
quindi la luce
sbiancava nel tramonto
come donasse sangue.
La tua voce confessionale
veniva da lontano,
con i tuoi occhi stanchi guardavamo
una patria straniera, obliqua,
eppure così amata,
affamata di quiete
e di onestà, che non si può comprare.
Un poeta
desideroso di sconosciutezza
accompagnato nella sua grandezza
da un suono solitario
che lucidava i vetri nelle stanze.
Il principio e la fine, così è scritto.
I libri parleranno,
non sentiremo le tue risate brevi
subito spente nella clemente attesa,
dalla clausura
in cui infiorescevi, malgrado la sua frusta.
Ci mancherà il rigore, compatto estremo
senza perdere mai la tenerezza,
senza perdere, Che,
la tenerezza, tu come lui,
vòmere nella terra, dimenticata,
del nostro sacrificio quotidiano.
Maestro è chi è più grande,
è il vento di nord ovest:
asciuga il cielo,
affonda le sue dita nelle zolle
muove i germogli, le grumette neonate,
humus antiquus, semina cordis…
in piantagioni intere…
Ci penso sempre quando
sento il suo fischio,
e la notte si fa immaginaria.
Vento maestro, maestro che rimani
insieme a noi, obbligati a sperare
per cambiare la storia…
Mentre l’alba si alza dalle cave
di marmo bianco, nascoste all’orizzonte.
Nella pianura larga, nella terra del Po
dove insiste la traccia dell’eccidio,
volti stranieri
si affacciano a migliaia, come i pensieri,
fuggendo da una guerra senza fine…
A questa terra che ha tremato nel buio,
da nord a sud,
si chiede un esorcismo
un compimento di solidarietà
come fossimo, noi, abilitati,
immuni da sconfitta,
come fossimo, noi, mossi da un vento
che fa crescere il grano…
Informazioni aggiuntive
- Autore: Federica Taddei
- Tipologia di testo: poesia