Piccole tiritere per bimbi e bimbe curiose
Indice
Il cane [1]
Il cane [2]
Il cane [3]
Il cane [4]
Il cane [5]
Il cane [6]
Il cane [7]
Il cane [8]
Il cane [9]
Il cane [10]
Il cane [11]
La mosca
Il gattomerlo
Il silenzio e il topo
L’acqua [1]
Il vecchio. L’uomo vecchio
Il cane e il bambino [12]
La lumachina [1]
Lumache e lumachine
La lumachina [2]
Il cane [13]
Il bambino di Canzano
Il cane [14]
Le rane
Il capretto
La tigre
Un topolino e la giraffa
Parole del vento
Il cane, un leone, un maiale
Il gatto e un cane
Un gatto
Una mosca, una vespa, un’ape e un calabrone a Woodstock nell’agosto dell’anno 1969
I. Due dita e il lombrico
II. Due dita e il lombrico
Il piccione
L’acqua [2]
L’acqua [3]
I mesi
Tu
Acqua [1]
Acqua [2]
Acqua, ancora
Il topo topino
Pesci
Il bicchiere
Il tempo
L’iridescenza delle cose disarmate. Qualche pensiero sulle Piccole tiritere di Roberto Roversi
di Maria Luisa Vezzali
Il cane [1]
Un cane è fermo sotto il sole d’estate.
Dietro la rete
guarda la gente passare.
Non ha voglia di niente
e neanche di abbaiare.
Ha una grande sete e la noia addosso.
Una bambina che gioca per strada
si ferma a guardare.
Lo chiama: “Cane, cane, Fido, Fido!”.
Fido fa un balzo, scuote la coda
e si mette a saltare perché vuole abbaiare.
Adesso è molto contento e vorrebbe giocare
ma la bambina per la paura corre via e scompare.
Il cane [2]
Almeno
tu sapessi leggere. Sei scemo
– dice Bibi a Bobi.
Bibi è un bambino e Bobi un cagnolino
bianco e nero
con i due occhi verdi
come l’erba del prato.
– È vero che sei scemo
sei cretino.
Se perdi qualcosa
non la sai trovare
– dice ancora Bibi –
così sei anche meno di un topo
o di un tappo di bottiglia.
Un ladro non lo sai acchiappare
o la mosca che ti vola sul naso.
Non sei un cane ma solo un cagnolino
che per caso
è capace di saltare e d’abbaiare.
Bobi è sdraiato
nell’ombra del giardino
e dice: “Neanche tu
un ladro vero lo sai acchiappare
sei capace soltanto di parlare.
Sei un bambino
come me, che sono un cagnolino
bianco e nero e con l’occhio verdino!”.
Il cane [3]
Geppetto il cagnolino ha il codino
eretto
mentre rincorre una palla
calciata da un bambino
ma non sa ancora
quella cosa rotonda cos’è
e perché balza in alto e corre via.
Sa soltanto che gli mette addosso
una grande allegria.
Per questo Geppetto il cagnolino
ha il codino eretto
mentre corre dietro a quella cosa tonda
calciata da un bambino
qua e là per il giardino.
Il cane [4]
Il cane Bernardo
oggi è in piena malinconia
perché ieri è andato via
il cane Flop, suo amico sincero.
Flop è un cane nero
allegro e scanzonato
che sa tenere allegro almeno un poco
senza abbaiare
il vicinato.
Flop ha traslocato per sempre
in un’altra città
che si chiama Firenze.
Così oggi è un bel giorno d’agosto
ma il cane Bernardo sta
come se fosse un giorno di gennaio
e gli mancasse il pane.
È un gran brutto affare
e per chiamare l’amico
comincia ad abbaiare
come se si fosse perduto in un bosco.
Il cane [5]
Questo cane io lo conosco
anche se si nasconde in un giardino
come dentro un bosco.
Un giorno un bambino
lo teneva in braccio
perché era un cucciolo appena nato
e il bambino l’aveva trovato
in un prato.
Poi è cresciuto, è diventato un cane
che abbaia fra le lame del cancello
per spaventare i ladri e farsi bello
ma non è più quello che un bambino
aveva trovato appena nato
in un prato
come uno straccetto abbandonato.
Adesso grande grosso prepotente
corre qua e là abbaiando
contro la gente.
Però non si sa come
ancora non ha un nome.
Il cane [6]
Il cane cagnolino Dolcemare
qualche volta arriva, alle volte scompare.
Sembra un cane vivo o un cane ombra.
Sa abbaiare, tacere secondo la voglia
quando il vento
adagio adagio adagio foglie le muove.
Non lo vedo per giorni, settimane
poi ritorna
con il viso bagnato e qualche riga nera;
ma non ritorna per fame
perché non è ingrato.
Sembra invece contento
mentre si stende al sole
vicino alla ringhiera
aspettando la sera.
Il cane [7]
A mezzanotte circa il cane non dorme,
mi guarda.
Con l’occhio dice “sono qua,
aspetto una parola”.
Ma a notte fonda
chi ha più voglia di parlare?
“Se non rispondi – dice l’occhio – sta’ sicuro
che me ne vado”.
Anche un cane può partire, scomparire,
invece di dormire.
Senza paura
salta il muro del giardino
e via per la pianura.
Non ha timori, un cane.
Guarda il lume delle case, le cime
lontane e saluta la sera.
La saluta con gli occhi prima di partire
forse per sempre.
“Per chi rimane e tace – dice –
basta la posta e avanza”.
Il cane [8]
Il cane cagnolino
corre dietro a un bambino
che gioca a palla.
La palla con un balzo
cade dentro a un giardino
dove c’è un vecchio scalzo
che cura i fiori.
Il vecchio si mette a
imprecare, gridare.
Addio alla palla,
non tornerà più fuori.
La guarda il cagnolino
e la guarda anche il bambino
così grande e gialla.
[Pubblicata, con due piccole modifiche, in 16 copie numerate dalle Edizioni Pulcinoelefante nel 1994]
Il cane [9]
Il cane topo in un giorno d’agosto
con il cielo basso e caldo
ai margini di un bosco
di betulle
corre dietro a una farfalla
rossa azzurra verde bianca gialla.
La farfalla passa via leggera
sopra fiori e foglie, le foglie del campo.
“Per te non c’è più scampo” abbaia il cane
che corre con la lingua in fuori.
Ma la farfalla in un lampo
vola via
dentro la luce del sole
rossa azzurra verde bianca molto gialla
e piena di allegria.
Il cane [10]
(vedi n. 9)
Il cane in un pomeriggio d’agosto
con il cielo caldo caldo
molto basso
ai margini di un bosco
di betulle
insegue una farfalla
verde bianca rossa azzurra e molto gialla.
La farfalla vola
sui piccoli fiori di un campo.
“Per te non c’è scampo”
dice il cane
mentre corre con la lingua in fuori
ma la farfalla leggera vola via
fra le foglie del sole
giovane d’allegria
verso altri amori.
Il cane [11]
(vedi n. 8)
Il cane Paolino
corre dietro a un bambino
che gioca a palla.
La palla con un balzo
cade dentro a un giardino.
Addio alla palla,
non tornerà più fuori.
La guarda Paolino
e la guarda anche il bambino
che piange in mezzo ai fiori.
La mosca
C’è una mosca nera coi calzoni
che cammina anzi vola
accompagnata dai tuoni
di primavera.
La sera è nera e lei è sola
ma la mosca si accontenta di poco.
Cerca di passare la nottata
sdraiata sul dorso di una cicala
innamorata, vicino a un fuoco
che comincia dopo poco a crepitare.
La mosca tace e ascolta
ascolta una cicala con il fuoco cantare.
Il gattomerlo
Il gatto ha preso il merlo
– il gattomerlo.
L’ha preso quasi al volo, questo è un fatto.
Brutto gatto
lascia subito il merlo
così giovane e solo.
Il merlo non sta zitto
ma chiede aiuto
arrivano Enrico Gianni Renatino
arriva Pia
“gatto gattaccio con quel pelo ritto
lascia il merlo
lascialo volare via”.
A tante grida
lu’ gatte s’asprittette
apre la bocca e il merlo schizza via.
La giornata si chiude con questa fantasia
e in questa libertà.
Ormai si sa
che il brutto gatto con il pelo ritto
non mangerà più il merlo.
E, a pancia vuota, deve stare zitto.
E sdraiato accovacciato in un angolo
deve stare zitto.
Il silenzio e il topo
Il buio assoluto non c’è
non c’è
il silenzio.
Il silenzio assoluto non c’è. Non sento
il silenzio e davanti agli occhi
ho un bersaglio di fuoco in una lunga
mattina.
Nell’orecchio i sassi insistono
con un rumore
di topi.
Alla notte svegliano nel letto un bambino
correndo
su una trave.
Sono i ghiri, dicono in casa,
e raccontano una storia vera
per non dare spavento
oppure è il vento della sera.
L’ombra del piccolo topo che sale contro
il muro.
Poi arriva il sole.
L’acqua [1]
L’acqua invece c’è.
L’acqua esiste.
L’acqua non si scioglie
è sciolta.
L’acqua non si calma
è calma.
L’acqua non rotola, corre
e cresce sbianca urta si ferma.
Rispecchia un piccolo cielo vicino
a una luna-gatto, così impolverata.
L’acqua la raccolgo con la mano
e non brucia. L’acqua è fontana.
L’acqua mi riflette durante la giornata
vede la mia bocca e io guardo lei.
L’acqua non si stanca mai.
Neanche quando chiudo gli occhi
l’acqua manca.
Mi aspetta. Se sto correndo dietro i pensieri miei
e la mia bocca.
Il vecchio. L’uomo vecchio
Un vecchio? Quale vecchio?
Il vecchio che si addormenta vicino al fuoco
mentre fa friggere un uovo?
Ma quale fuoco?
Il fuoco del caminetto? O
il semplice calore del termosifone?
Il vecchio che raccoglie l’acqua con un secchio?
Dov’è il fuoco che può addormentare un vecchio?
E dov’è l’acqua? Manca? Il
vecchio vicino allo specchio. E poi:
quale vecchio? E quale fuoco?
Non facciamo un poco confusione
nel fare riferimento allo specchio
di questo vecchio?
O al secchio?
Il cane e il bambino [12]
Michele Michelino è un bambino
abruzzese.
Abita vicino alla marina
un poco lontano dal paese.
E una mattina per andare a scuola
pedalando in fretta
sul prato in bicicletta
è caduto e si è fatto male
a un piede.
Adesso è a letto col piedino ingessato.
Siede appoggiato al cuscino
e ha teso per terra, lì vicino,
il cane, che dorme.
Il cane è un cagnone
e ha un bel nome antico,
si chiama Teodorico.
Dorme sempre,
anche quando è il tempo di abbaiare.
O di mangiare.
La lumachina [1]
La lumachina sul gambo di un fiore
dondola come una vela leggera
nel vento rosso di cielo
mentre aspetta la sera.
La lumachina si lascia dondolare
ma sta con gli occhi aperti
perché vuole guardare
un maggiolino che sale
per il gambo della malva lì vicino.
Poi e non dico una bugia
ho sentito la lumachina cantare
con una vocina leggera leggera
mentre aspettava sul mondo
il sonno della sera.
Chiamava le stelle una per una
poi parlava alla luna
poi sgridava il rospo dentro al fosso
e con un grido giocondo
salutava una lucciola solitaria
che correndo nell’aria
dava luce a tutto il mondo.
Lumache e lumachine
Lumache e lumachine si vedono
da tutte le parti
per terra vicino a un muro
su una siepe appena annaffiata,
addormentate sul gambo
della ruchetta selvatica
o all’oscuro
sotto una foglia.
Lumache lumachine sono
di formato diverso
piccole come un granello di sabbia
o grandi come l’occhio del bue
che grida perché è solo
dentro una stalla vuota.
Però tutte si muovono
con grande rapidità;
sembra che debbano partire
per l’America ma
quando si accorgono che le formichine
sono andate tutte a dormire
e non le possono salutare
anche il viaggio in America
decidono di rimandare.
Per restare sul gambo a dondolare.
La lumachina [2]
La lumachina non è una cosa da poco
anzi è una cosa veloce leggera
che sulla foglia insegue per giuoco
le onde del vento
e si muove si ferma addenta il gambo
si abbranca lo lascia ritorna
allunga le corna
paziente impaziente divora una foglia
si chiude nel guscio
non si lascia toccare.
Ma io la prendo, a casa la porto.
Adesso dorme sopra i fogli di un libro
aperto sul tavolo
e forse sogna che io sono il diavolo
buono dei fiori.
Il cane [13]
Il cane è ben solo
lì vicino al tavolo
accucciato al suolo.
Il cane non può neanche abbaiare
“Taci, cane” dicono
e gli buttano un ossicino
da rosicchiare.
Il bambino di Canzano
A Canzano si mangia il tacchino
dice il bambino
ghiotto
ma poi vede lì sotto
nel campo una tacchinella
che cammina come una regina
altera e snella.
Ha le penne spazzolate
dal vento leggero del mare.
Non lo voglio mai più mangiare
– dice il bambino
che guarda dalla finestra –
neanche se è un tacchino
che hanno fatto ingrassare
per il giorno di festa
del nostro paese.
Il cane [14]
È finita la vita felice del cane.
Stamattina il vecchio padrone è morto.
È caduto lì in terra
vicino alla gabbia del corvo
e alla finestra sul porto.
Proprio come un soldato
colpito da una pallottola in guerra.
Oh dio come è bella Napoli
e come sarà bella Napoli domani.
Ma il cane grida di rabbia e di dolore
perché lo trascinano via da questa casa
dov’è rimasto solo il corvo sbalordito
che continua a gracchiare
vicino alla finestra spalancata
su Napoli e il suo mare.
Le rane
Le rane erano di legno,
un giuoco per bambini?
O le rane erano vere?
Erano davvero grosse e nere
oppure verdi?
Ditemi il vostro pensiero:
come erano fatte le rane?
Erano di rame risplendente?
O come tutte le cose da niente
cantavano nei pantani?
Saltavano nei fossi
fra i sassi grossi?
Erano pescate di notte
dai pescatori ghiotti
che le cercano con una lampada in mano?
Ma che strano animale
la rana salterina
la rana canterina
la rana con le gote gonfie
fin quasi a scoppiare
come il soldato che suona
la sveglia alla mattina
per correre in guerra ad ammazzare.
Il capretto
L’animale ostile resistente
era un caprettino
che aveva male a un dente
e stava in un ovile abbandonato
in mezzo a un prato
dove passava solo qualche vento.
Erbe alte con i fiori e verdi
nascondevano questo caprettino
ma lui tremava tremava tremava
per la paura
come un bambino quando l’aria
si fa scura.
La tigre
Per favore, dice la tigre al domatore
nel circo fra le sbarre,
non frustare nell’aria
non gridare nel vuoto
farò quello che chiedi
se la tua voce mi darà un invito
non una imposizione;
una domanda non una schiavitù.
Tu sei re in questo momento
e io sento che il più forte sei tu.
Alzi la polvere nel vento.
Ma ti prego non urli, non gridare
nell’aria non frustare, fa’
che io possa saltare come
se fosse per mia volontà.
Allora quando volo
da sgabello a sgabello
credo di ritrovare
l’odore buono della prateria
e la voce lontana del leone
che mi aspetta paziente sotto il sole.
Un topolino e la giraffa
Per favore un poco di silenzio…
non sento quasi niente
dice il topolino alla giraffa.
Cosa dici?
Vuoi ripeterla ancora quella storia?
Il tuo racconto è bello
ma non è quello
che credevo di ascoltare.
Così la storia resta ancora tua
e non diventa mia.
Allora mi rimetto in viaggio
ti saluto e vado a casa mia
a rosicchiare un poco di formaggio.
Parole del vento
Ti porterò via stasera
grida il vento alla fiera
– che cercava un sentiero nella foresta
perché si era perduta
dopo la gran bevuta per la festa del matrimonio
o il fidanzamento
del demonio con una bambola di juta –
perfida regina
dovevo accorgermi prima
che sei sciocca, non astuta.
Il cane, un leone, un maiale
Il cane azzanna la zampa a un leone
che urla “Ahi, mi fai male!”.
“Scusami, dice il cane, credevo
di addentare la gamba di un maiale”.
“Allora sei perdonato” dice con modestia
il re della foresta
e se ne va superbo a bere dentro al fiume
mentre il cane corre via saltellando
e si mette ad abbaiare
per avvertire il maiale
che sta per arrivare
e che gli deve azzannare
prima che cali il sole
la gamba.
Questa idea un po’ stramba
è la promessa fatta stamattina
a una cagnolina vaporosa
fresca come una rosa
che passeggiava nel parco comunale.
Era così bella
che sembrava una stella.
Dunque è poco male
se per lei il cane
addenta la zampa del maiale.
Il gatto e un cane
Il gatto è un gatto
un gatto forse italiano
oppure il gatto
è un gatto persiano.
Il cane invece è un cane
abruzzese.
Il cane è un amico dell’uomo
ma il gatto è un amico del gatto?
Se dieci gatti inseguono un uccello
caduto con l’ala ferita
il cane nero può insegnare filosofia
a un bambino che giuoca con una matita?
Ascolto la sera che viene e promette
aspetto le reiterate fantasie della notte
il gatto nero mi strofina il piede lo vedo.
Chi crede che domani sarà un altro giorno
sbaglia mille volte
il gatto nero è
portatore di fortuna
i suoi occhi scavano la pietra come la luna
guarda senza sognare perché è all’attacco
che vuole andare.
Le mie parole non sono oscure
sono semplici e chiare
perché cercano di parlare
ai gatti neri che ho conosciuto stasera.
Un gatto
Questa vita di gatti è
più solenne
della vita degli uomini.
Il gatto paziente
si struscia al mio piede
non chiede mai niente
ma vede.
Indovina il cammino
dal piede.
Una mosca, una vespa, un’ape e un calabrone
a Woodstock nell’agosto dell’anno 1969
Come tirava la musica quella sera
non c’era caso di poter dormire
bisogna volare o ballare o applaudire
anche per il calabrone
nascosto in mezzo a un fiore.
Tanta bella gioventù in confusione
che dormiva nuda sopra i prati.
Nudi giovani e beati
da quei suoni divini
da quelle belle parole.
Mosca vespa e ape tutte insieme
ascoltano e si dimenticano di volare
anche il calabrone dondola beato
mentre il vento passa sopra il prato
accendendo candele nella notte.
È cosa meravigliosa
vedere il cielo che inghiotte
il cuore di una rosa.
I. Due dita e il lombrico
Due dita catturano un lombrico.
“Due dita, perché mi catturate?”.
“Cosa mi dai se te lo dico?”.
“Un bacio”.
“Un bacio da un lombrico?
Ti catturiamo per darti in pasto a un pesce”.
“Abbiate pietà, vi prego, se vi riesce
per un povero lombrico
che viene da lontano.
Da dove, non lo dico.
Due dita, chiedetelo alla mano
di lasciarmi andare
invece di pescare”.
“Ci rincresce, la mano ha dichiarato
che questa non è giornata
per un povero lombrico catturato
e di non darti pensiero;
questo per te è un giorno nero nero.
Anzi, sai cosa ti dico?
Oggi è proprio la fine del lombrico”.
II. Due dita e il lombrico
Due dita catturano un lombrico
fra due pietre, sulla riva del fiume.
Il lombrico perde il lume
della ragione: “Perché mi catturate?
Sono un povero lombrico solitario.
Lasciatemi in pace”.
Due dita rispondono che questa
non è giornata per opere di pietà
e neanche è una giornata di festa.
È una giornata così, metà e metà.
“Forse domani ma da un’altra mano
e proprio per un favore
a te lombrico che vieni da lontano”.
“E se adesso mi mangia un pesce?”.
“Allora ci rincresce
e domani
un altro ci sarà. Dico,
un altro lombrico”.
Il piccione
Il piccione è nato
e non sa ancora che fare.
Accucciato sul davanzale
si mette a tubare
perché è incerto se tentare di volare
o se restare lì solo sotto il sole.
L’acqua [2]
Acqua benedetta acqua sovrana
acqua ferma acqua rapinosa
acqua che vai sposa al mare in burrasca
acqua immobile sotto la campana di Pasqua
acqua che riflette il cielo come uno specchio
e dentro le nuvole che corrono
acqua che respira e canta vicino all’orecchio
di un bambino.
L’acqua [3]
Un giorno è accaduto
che l’acqua non c’è più.
Gesù, come si fa
se l’acqua non si dà?
Ho una sete da morire
gli occhi da lavare
una doccia vorrei fare
la minestra da preparare
l’acqua da far bollire.
Invece l’acqua non scorre più.
Il fiume è prosciugato
il lago è seccato
il ghiaccio è secco come un legno bruciato
i mari sono neri
come i cattivi pensieri.
Cosa capiterà? Pazienza, il vino c’è!
Vino barbaresco o trebbiano in eccedenza
così potremo ridendo fare a meno
dell’acqua latitante
e cuoceremo la pasta napoletana
dentro al vino frizzante, in un baleno.
I mesi
Mese di luglio è un mese fetente
nevica sempre nevica e copre di neve la gente
gennaio invece sì che è bello un mese forte
un mese benedetto
ti strappa via dal letto
c’è sempre il sole
un’aria calda
un mare che sembra schiuma di sapone
e profuma di viole.
Tu
Ma non essere un soffio del vento
una campana che suona svogliata smorzata
una litania del parroco senza denti
un carro funebre come nel film di Bergman
una gallina con la risipola
una vitellina con l’afta epizootica
una vespa schiacciata dal piede del cavallo
una vecchina con la gobba
una donna che starnuta
una principessa che inciampa nella lunga sottana e quasi cade a terra
invece devi essere l’uomo la donna il bambino
in un mondo senza guerra
il cuore di un pulcino.
Acqua [1]
Acqua bianco cuore di perla
col tuo grande valore
dato che sei giovane cantando
lascia la solitudine della montagna
pérditi ma non dimenticarmi
nel mare delle città
che hanno mille mani e mille cuori.
Férmati e bacia la fronte di un bambino.
Tu hai la sorte
di portare l’aquilone del mattino
al mondo dei pesci e dei tuoni
al mondo dei sogni.
Acqua benedetta e sovrana della terra e del mare
non avere paura degli uomini:
Acqua, non devi mai tremare.
Acqua [2]
Acqua di tenero passo e tenera voce
acqua veloce e chiara
saetta di colore sopra la vita amara
ascolto il tuo pianto e il tuo sorriso
mentre porti bianche schiume verso il paradiso.
Acqua, ancora
Pròvati a toccare l’acqua con la mano
a toccare nuvole con la mano
bianca mano
nuvola nera
mano leggera in una bella sera
uccellino in un cielo di forte colore
quanti autunni devono invecchiare
prima che tu ritrovi la voglia di volare
sulla pelle del leopardo
in un’onda di venti africani.
Anch’io umile so che non posso ancora morire
prima di ritirare la mia mano
adesso prigioniera del tempo dell’acqua
e di altre nobili fatiche.
Il topo topino
Il topo lo celebro come il
vincitore della battaglia di Lissa
fra spari e cannoni. Topo topino bianco…
che non è mai stanco di combattere
e di osare. Sempre in rissa
per la conquista del mangiare.
Pesci
I pesci parlano. Dicono
basta col mare
la salsedine è cupa ormai
per noi costretti a navigare,
senza vacanza opportuna
senza neanche un’ora di riposo
sempre correre ci sia il sole o la luna.
Il pesce grande mangia il piccolino
anzi lo divora
e la balena bianca è scomparsa dall’oceano
restano solo i pesci verdi minori
veri mariuoli, borseggiatori senza grinta o pietà.
Il mare aperto adesso fa
davvero pena.
Il bicchiere
Il bambino piccolino
non può bere il bicchiere di vino
non lo può neanche toccare
se lo tocca lo fa rovesciare.
Il bambino piccolino
può solo correre in giardino
e giocare coi fiori
o correre beato
sul prato
insieme ad altri bambini
piccolini.
Informazioni aggiuntive
- Tipologia di testo: poesie pubblicate in volume
- Editore: Pendragon (200 copie numerate fuori distribuzione)
- Anno di pubblicazione: 2014
- link_esterno: http://www.pendragon.it/libro.do?id=2212