Scalabrino
La villa è una grande villa, con grandi alberi, grandi rami e grandi foglie. Prati verdi davanti e dietro. Silenzi esemplari. Ma steso su un’aiuola e addormentato c’è in questo momento Scalabrino, cavallo trottatore, di tre anni, velocissimo in gara ma che non ha mai vinto una corsa. Lo stanno castrando, in quanto, correndo, si distraeva guardando qua e là e puntando le femmine.
Io sto osservando la scena e non so se provare curiosità o pietà. Lui come cavallo era molto bello e il nome gli proveniva da qualche antenato di mio zio Smeraldi. Poi Scalabrino si è rialzato, come se nulla fosse, e qualche settimana dopo ha ripreso a correre, a fingere di vincere e a non vincere. L’hanno venduto a un allevatore modenese che lo ha fatto correre anche lui senza molta fortuna.
I cavalli sono bestie rare, sensibili e scontrose. Io sentivo il loro trotto nella pista di allenamento tutte le mattine nelle mie vacanze giovanili. E questo cavallo mi è rimasto nella mente come nome e negli occhi per la sua struttura potente. Mi ha sempre lasciato sgomento, o almeno pensieroso, valutare la sua bellezza fisica con la scarsa fortuna agonistica.
Qua lo saluto, lo ricordo, e chissà dove è andato a finire. Spero tanto non macellato, come finiscono tutti i pugili risuonati e abbandonati dai loro sostenitori. Avesse almeno vinto una gara io sarei qua a celebrarlo come un antico vincitore olimpico. Ma, come ho detto, non avendo mai vinto nulla, è solo un’immagine che mi palpita nel cuore dopo tanti anni a farmi ricordare che anche lui ha avuto le sue possibilità di vittoria e non ha saputo o potuto afferrarle per la coda.
Addio Scalabrino. Qui ti ho celebrato con un piccolo ricordo e non ti ho lasciato morire. Almeno spero.
Informazioni aggiuntive
- Tipologia di testo: racconti
- Editore: Heket (99 esemplari numerati)
- Anno di pubblicazione: 2017