Tre invettive contro il tarlo, nemico del libro
I
Tarlo tarletto folletto goloso del Mississippi
venuto dalle Americhe
nella valigia di un bibliofilo di Teramo
e approdato a fine settimana
in questa stanza di una città emiliana,
ti vedo che rosicchi il tomo di Albinoni.
I tuoi morsi colpi di cannoni
sono anche l’onda del mare che raschia alla spiaggia
[la pelle.
Ti vedo mordicchiare con rabbia paziente
questa pagina in cui affondi il dente.
Villano e inetto
tarlaccio di lingua inglese, falso arlecchino,
sei ignaro di quel che inghiotti perché è scritto in
[latino.
Allora ti servo io e
come veliero stretto fra il ghiaccio
con due dita ti afferro e ti schiaccio.
II
Guarda, tarlo indolente, ti sovrasto
con la penna ricopio le parole
dal tomo grigio per la tempesta degli anni.
Sono un poveruomo alla fine del millennio
in un secolo acceso da faide vedo le cose mancare.
Mancare le nuove parole, sfiorire.
Piangere i laghi, le betulle disperse
perché al confine del mondo vedono le acque morire.
Tu divori aggredisci incalzi uccidi
il cuore della carta
il silenzio delle pagine crocifisse.
Tarlo disonore del tempo presente
vacca sbracata di Giove
pallida secca ombra ti voglio guardare
mentre piove sul tuo zelo
fuoco dal cielo.
III
So bene scrivere bene pontificare
bene leggere bene criticare
anche applaudire
ma servo del potere
l’infame verme
muovendosi schizzinoso
aggredisce il tomo inerme.
Servo del potere, mormoro sussurro con il
fiato caldo sulla pagina aperta,
chinati spogliati interagisci
sfogliando perseguendo ma non stuprando
le foglie delle parole
e non lasciare lì solo un frammento crudo
impolverato
come un povero tordo impallinato
in mezzo al campo.
Ma per te non c’è scampo.
(Con una incisione di Romano Masoni)
Informazioni aggiuntive
- Tipologia di testo: poesie pubblicate in volume
- Editore: Luna & Gufo di Fabrizio Mugnaini (400 copie numerate)
- Anno di pubblicazione: 1997